Guida passo passo su come diventare programmatore
Quello del programmatore è uno dei lavori più interessanti e remunerativi che possono essere presi in considerazione dai giovani. Ma come diventare programmatore? La buona notizia è che chiunque può diventare programmatore, a qualsiasi età e senza dover possedere degli specifici titoli di studio.
Abbiamo definito una guida passo passo su come diventare programmatore, utile per chi sta terminando le scuole superiori e sta valutando l’idea di intraprendere questa carriera o per chi è affascinato da questa professione e vuole provare a reinventarsi cambiando lavoro.
Quale formazione bisogna avere per diventare programmatore
A differenza di quanto accade con altre carriere, nel caso dei programmatori si possono raggiungere alti livelli nella gerarchia aziendale oppure ottenere ottimi risultati come freelance anche senza avere una laurea: tutto ciò di cui si ha bisogno è una conoscenza approfondita di uno o più linguaggi di programmazione e la capacità di gestire i problemi che possono sorgere nel corso del tempo.
Chi preferisce comunque completare un percorso universitario può prendere in considerazione diversi corsi di laurea. Il corso con gli insegnamenti che toccano tematiche più affini rispetto ai temi con cui si ha a che fare quotidianamente quando si programma è Informatica. Le università possono declinare questo corso di laurea di primo livello in vari modi, permettendo di ottenere una formazione specifica orientata più verso un tema o verso un altro.
Chi vuole formarsi seguendo i corsi universitari a distanza può prendere in considerazione l’offerta dell’Università telematica Pegaso. Con il suo corso triennale in Informatica per le Aziende Digitali, l’università offre un’ottima base teorica e metodologica per chi vuole diventare programmatore.
Studiare Informatica non è però l’unica possibilità per chi vuole cimentarsi nella carriera di programmatore. Anche le lauree umanistiche, pur se all’apparenza possono sembrare distanti dal mondo dell’informatica e della programmazione, sono un’opzione da considerare con grande attenzione. Studiare Filosofia ed Etica o altri corsi di primo livello in materie simili permette di acquisire competenze trasversali e una capacità di ragionamento che si rivelano utili quando si ha a che fare con l’apprendimento dei linguaggi di programmazione.
In alternativa all’università, si può prendere in considerazione l’idea di frequentare un corso di formazione per programmatori. Questi corsi sono in genere organizzati da enti pubblici o da aziende private e permettono di ottenere una formazione specifica indirizzata a fornire le basi teoriche e pratiche necessarie per presentarsi sul mercato del lavoro. Più spesso chi lavora come programmatore è un autodidatta che ha appreso i linguaggi di programmazione autonomamente e ha imparato a eseguire i comandi e a risolvere i problemi seguendo dei progetti personali.
Qualunque sia il percorso di formazione che si sceglie di intraprendere, risulta fondamentale affiancare allo studio degli aspetti teorici della professione tanta pratica, essenziale per comprendere a fondo i linguaggi di programmazione e per affinare le proprie abilità.
Cosa fa il programmatore: le possibilità di carriera
Anche se spesso si parla genericamente di programmatore, in realtà le carriere che si possono intraprendere sono diverse a seconda del campo in cui si decide di specializzarsi. I principali campi in cui si può lavorare sono cinque:
Siti web. A seconda della complessità del progetto si può lavorare come back-end, front-end o full-stack developer, sulla base del fatto che si lavori lato server, che ci si occupi dello sviluppo dell’interfaccia utente o che si svolgano entrambi i ruoli;
Applicazioni, per il web o per il mobile;
Videogiochi, per computer, console e dispostivi mobili;
Software, che rispondono a esigenze specifiche di privati o aziende;
Data science, una disciplina che combina programmazione, matematica e statistica per l’elaborazione dettagliata dei dati.
Ciascuno di questi campi permette di sviluppare determinate abilità e richiede la conoscenza di linguaggi di programmazione specifici. L’ambito in cui si lavora influisce anche sulla complessità dei compiti da eseguire: sviluppare una semplice applicazione per smartphone può risultare meno impegnativo rispetto a sviluppare un software ricco di funzionalità o un sito web che supporta un grande ecommerce.
Chi possiede competenze avanzate di programmazione, accompagnate da conoscenze in ambito matematico, statistico ed economico, può decidere anche di occuparsi di data science. In questo caso più che sulla creazione di software o applicazioni, ci si concentra sull’elaborazione e l’analisi dei dati, creando architetture e algoritmi che consentono di raccogliere dati grezzi e di elaborarli allo scopo di ottenere informazioni utili per l’analisi delle vendite, lo sviluppo dei prodotti o di altre attività aziendali.
I linguaggi di programmazione più richiesti
Nel mondo della programmazione si utilizzano decine di linguaggi diversi, creati per fornire vari tipi di istruzioni ai computer. Chi sta pensando di diventare programmatore potrebbe decidere di concentrarsi sullo studio di uno dei linguaggi più conosciuti e più richiesti sul mercato del lavoro, come:
Javascript, utilizzato nello sviluppo di siti, videogiochi e applicazioni web;
SQL, il linguaggio usato da chi si occupa di gestione dei database e fondamentale per chi lavora come data scientist;
Java, usato principalmente per lo sviluppo di app mobile;
Python, uno dei linguaggi di programmazione più versatili. Viene usato sia da data scientist sia da web designer, ad esempio, e può trovare applicazione anche nel campo dell’intelligenza artificiale e nel machine learning.
Accanto a questi linguaggi, tra i più noti e utilizzati, ce ne sono altri che rispondono alle esigenze di particolari segmenti di mercato o che permettono di lavorare in determinati ambienti informatici. Il linguaggio Solidity, ad esempio, che viene usato per programmare codice usato nell’ambito dei servizi di blockchain e criptovalute, oppure il linguaggio Swift, che serve a programmare app per i dispositivi iOS.
I consigli per diventare programmatore
La carriera di programmatore è indicata soprattutto per chi ha doti creative e per chi non ha paura di cimentarsi con sfide sempre nuove e che mettono alla prova la propria capacità di ragionamento e di problem solving.
Dal punto di vista dei guadagni, la professione di programmatore è tra le più interessanti. Mentre un dipendente che svolge un lavoro come entry level ha uno stipendio attorno ai 1.200 Euro al mese, chi ha già qualche anno di esperienza e ha una posizione senior può arrivare a guadagnare anche più di 2.000 Euro al mese, superando anche di molto questa cifra se ha la responsabilità di seguire progetti complessi.
Paghe così alte sono giustificate dal fatto che la domanda sul mercato del lavoro è molto elevata, mentre l’offerta è scarsa. Ciò rende la professione di programmatore una delle più promettenti per chi è alla ricerca di un’opportunità di carriera remunerativa e che permette di trovare lavoro facilmente.
Mettersi alla prova su progetti personali è un’ottima strada per chi aspira a diventare programmatore. Attraverso la pratica si può infatti capire più a fondo il lavoro che si deve fare e ottimizzare i passaggi richiesti per migliorare il risultato finale.
Per chi sta muovendo i primi passi in questo mondo e punta a diventare programmatore può mettere in mostra le proprie abilità attraverso la creazione di un portfolio che racchiude i progetti ai quali si è lavorato e i risultati raggiunti. A seconda della specializzazione che si è scelto di abbracciare, il portfolio può contenere un elenco dei siti web, dei videogiochi o delle applicazioni a cui si è lavorato, solo per fare qualche esempio. Mostrare il portfolio ai potenziali datori di lavoro permette loro di farsi un’idea delle proprie capacità e delle proprie conoscenze, così da decidere se iniziare a lavorare insieme o meno.
L’apprendimento continuo è un altro aspetto fondamentale che caratterizza questa professione. Aggiornarsi sulle ultime novità in fatto di linguaggi di programmazione, magari sperimentare con nuovi linguaggi, e seguire tutorial e forum di settore sono tutte strategie da tenere presenti per migliorare le proprie competenze. Leggere le esperienze condivise dagli altri programmatori, analizzare righe di codice alla ricerca di errori o esercitarsi a trovare più soluzioni per la risoluzione di un problema comune aiuta a sviluppare le proprie abilità e permette di confrontarsi con altri professionisti più esperti.
Chi pensa che sia una buona idea poter ampliare le proprie competenze e aumentare la propria desiderabilità sul mercato del lavoro studiando due o più linguaggi di programmazione in contemporanea dovrebbe ricredersi. Per raggiungere ottime capacità lavorative è infatti richiesto uno sforzo notevole, con centinaia di ore di teoria e di pratica alle spalle. Se si vuole realmente padroneggiare la materia è essenziale apprendere un linguaggio di programmazione alla volta.
Infine, un buon consiglio per chi vuole lavorare come programmatore è quello di imparare bene l’inglese. Anche se non è una competenza strettamente necessaria, è comunque consigliata per chi vuole intraprendere questa carriera. Conoscere bene l’inglese consente infatti di interagire anche con i programmatori esteri e attingere al loro bacino di conoscenze ed esperienze.